sabato 18 agosto 2012

Mattacchioni a Samarcanda


Il signor No Problem ci sveglia alle sette sparando a tutto volume dallo stereo del suo "ristorante" (il termine più efficace sarebbe "bettola") "I wish you a merry Christmas". Ancora mezzi addormentati, gli chiediamo come possa venire in mente ad un uzbeko musulmano di attaccare una melodia natalizia inglese. E in pieno Ferragosto, per di più. Lui sorride e ci risponde: "No problem!"
Abbiamo capito. E' il momento di levare le tende. Rimontiamo in sella alla nostra Gengis. Stavolta Samarcanda non ci scappa. Ed infatti la raggiungiamo che sono le nove del mattino, dopo solo qualche chilometro. Ieri sera, ci eravamo arrivati più vicini di quanto ci aspettassimo.
La città ci accoglie con le sue cupole di maiolica azzurra e i suoi ampi mercati all'aperto. I tempi delle carovane di seta sono oramai passati da un pezzo. Nelle grandi aree dove un tempo si commerciava il bestiame oggi ci vanno i privati a vendere le loro vetture usate. La foga delle contrattazioni che si concludono con un tè e una stretta di mano, però è rimasto lo stesso.

Entriamo in città passando proprio ai piedi del Cimitero dei Re dove sono sepolte i parenti stretti di Tamerlano. Il camposanto continua ad essere usato ancora oggi e si è esteso lungo tutte le colline che circondano la città dal lato nord. Samarcanda è una città assediata dai morti. Così come è assediata dal suo passato. Le aspettative dei viaggiatori sono destinate a venir deluse quando, entrando nelle grandi madrasse che per tanti secoli sono state un punto di riferimento della dottrina coranica, le trovano occupate da banchetti di souvenir e di paccottiglia Made in China. Ma questo è il destino di tutte le città che hanno fatto la storia. Samarcanda comunque rimane sempre Samarcanda. Come resistere ad improvvisare uno spettacolo dei Mattacchioni Volanti davanti alle scuole coraniche più grandi di tutto l'Islam? La curiosità di vedere come reagiranno gli uzbeki è fortissima. Già in mattinata, ad un commerciante che gli proponeva di assistere ad uno spettacolo di sufi rotanti, Riccardo aveva risposto "Sufi? I'm a sufi" e gli ha fatto vedere una foto in cui mattacchiona sospeso. L'uomo ha fatto la faccia di chi incontrato il messia e poi ha chiesto "meditazio?" "Sì, sì... meditazio col pifferazio!"
Attendiamo la sera per esibirci proprio nella piazza principale. Stavolta tocca a Grazia il compito di levitare magicamente. E gli tocca la piazza peggiore! Non perché venga meno l'entusiasmo della gente, anzi! Il problema è proprio il troppo entusiasmo. Nessuno rispetta la distanza minima. Tutti vogliono toccare, spingere, giocare, arrampicarsi. Non c'è verso di farli star fermi. I bambini poi, non si allontanano neppure se li prendi a pedate. Per loro è un gioco bellissimo ed inaspettato. Facciamo quadrato attorno alla nostra Grazia lievitante ma la resistenza è impossibile. Dopo una quindicina di minuti che oserei definire "eroici" siamo costretti a battere in ritirata. Purtroppo anche ritirarsi è difficile. La gente si prende a spintonate per alzare il telone sotto il quale Grazia sta cambiando e che nasconde il trucco. Se urli per allontanarli si avvicinano ancora di più perché pensano che faccia tutto parte dello spettacolo. Mentre badi agli adulti, i bambini sgattaiolano sotto la coperta che ti tocca tirarli fuori per i piedi. Una battaglia! L'assembramento non passa inosservato. Alla fine arrivano un paio di sbirri. Non hanno il muso contento. Anzi. Mentre cercano di capire cosa sta succedendo noi, armi e bagagli in mano, togliamo le tende in fretta e furia.


(Nota: inseriremmo volentieri qualche immagine in più, ma le connessioni internet che troviamo in questo angolo di mondo sono veramente impossibili! Una volta tornati, realizzeremo comunque un album di foto e di testi sul nostro viaggio che potrete scaricare liberamente da questo blog)

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